Salina Grande - Cuordisale sale marino integrale - Saline di Trapani

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Le Saline
Salinagrande
La salina più antica di Trapani. Situata a circa 7 km dal capoluogo, è sicuramente, la capostipite di una serie che nei secoli hanno segnato il litorale ovest della provincia di Trapani.  Da essa, inoltre, prende il nome l’omonima frazione che la circonda. Se bene abbia un nome imponente, con i suoi 40 ettari circa, fa parte della categoria delle piccole saline di Trapani a conduzione tradizionale. La salina si compone in due corpi, il primo a nord è costituito da una serie di grandi vasche che accolgono le acque di prima entrate, quindi con una bassa concentrazione salina, queste vasche sono chiamate “fredde”. Esse sono delimitate a nord dal Torrente Verderame. Un’altro corpo a sud, delimitato dalla piccola frazione che prende il nome dalla Salinagrande, è composto da una serie di vasche in cui avviene la concentrazione dell’acqua satura, dette calde, e da 30 vasche salanti dove avviene la concentrazione del sale marino. Attualmente delle 30 vasche salanti, solo 19 sono attive, poiché le restanti 11 sono soggette a infiltrazioni di acqua dolce delle faglie acquifere sotterranee. E’ il risultato di una serie di lavori che sono stati fatti dai vari enti statali per impiantare condotte idriche. Questi con gli scavi hanno compromesso una delicata situazione idrogeologica che ha portato a non potere più utilizzare queste vasche. Gli interventi per il ripristino della situazione naturale sono enormi e finanziariamente impossibili per una piccola salina a conduzione tradizionale. Nonostante questo le altre 19 vasche continuano a produrre un sale molto pregiato e richiesto per la sua qualità. Controlli annuali sul sale prodotto, eseguiti con una abbondanza che va oltre le disposizioni di leggi, indicano un sale “straordinario” per purezza e struttura chimica.
Nel 1995 con D.A. n. 257/44 del 11 Maggio, la salina entra a far parte della Riserva Naturale Orientata Saline di Trapani e Paceco, gestite dal WWF Italia. Inoltre con D.M. del 4 Aprile 2011 la stessa zona è stata inserita tra i siti «di importanza internazionale» , ai sensi della «Convenzione di Ramsar». Essa rientra anche, secondo la Direttiva Habitat, tra i siti di Interesse Comunitario, nonché tra le Zone Protezione Speciale previste dalla direttiva Uccelli.

La salina è facilmente individuabile digitando le coordinate geografiche: 37°57’39.93″N 12°30’16.60″E, su navigatori o programmi di visualizzazione satellitare.

La "grande" storia di Salinagrande
Le origini di Salinagrande non sono ben conosciute, ne si sa con certezza da chi è stata costruita.  Di certo è che per la sua conformazione chiusa a “Lago”, la salina si doveva già prestare naturalmente dall’antichità alla produzione del sale marino.

Le prime notizie storiche su questa salina si hanno dal 1355, quando a seguito della morte del milite Pedri Lopez De Boria,il Re Ludovico le devoleva alla Curia. L’anno dopo,  il Re Federico IV di Sicilia, fratello di Ludovico, la diede in feudo al medico Roberto De Naso, che aveva contribuito a debellare l’epidemia di peste che era avvenuta a Messina nel 1346, concessione dietro l’obbligo di prestare servizio militare con un cavallo armato. Dal momento che il barone Roberto aveva tradito il sovrano ritornando a Messina e alleandosi con i nemici Regi, Re Federico, il 5 Maggio 1357, gli confiscò le saline, che furono concesse ad un certo Bartolomeo Altavilla, e il casale di S. Stefano di Briga. Ritornato tuttavia fedele alla corona, il Barone Roberto vide nuovamente confermati a sé ed ai suoi eredi le Saline ed il casale il 2 settembre 1371.

Roberto De Naso muore il 28 Dicembre 1372 e i suoi privilegi passano al figlio Matteo (Matthei), confermati in data 29 Giugno 1392 dal Re Martino I di Sicilia, che ne risulta titolare nel ruolo feudale del 1408.

Della famiglia De Naso,in seguito, troviamo titolare della salina Berto De Naso (Bertum) dal 1453 e nel 1496 Mactioctam De Naso.

Il 2 Giugno 1515 ne ricevette l’investitura feudale Giovanni Andrea De Naso e nel 1582 troviamo titolare Giuseppe Andrea De Naso.

Altra notizia importante che segna la Salinagrande è che 1624, a causa della peste bubbonica, il porto di Trapani venne chiuso ed a chiunque venne vietato di entrare o uscire dalla città; per tale divieto il sale prodotto negli anni 1625-1630 rimase invenduto.

Altra notizia che ci perviene è che nel 1714 nella salina di Salinagrande erano presenti 9 lavoratori tra stagionali, sottocuratoli e mulinari, piu il curatolo.

Salinagrande, dal 1700 circa, insieme alle saline limitrofe “sorelle” Salinella Settebocche e Uccello Pio,  passa poi in proprietà alla famiglia Bonanno, Principi della Cattolica. E’ il motivo per cui l’intero complesso prende il nome di «Saline  Cattoliche»

Nel 1775 Salinagrande fu data in “Gabella” a Nunzio Venuto, primo milionario commerciante di “ragion contante”, in un periodo d’oro per l’economia del sale di Trapani. Nunzio Venuto, all’età di 27 anni, amministrava non solo Salinagrande, ma le saline Reda, Paceco, Morana, delle Chiuse, e d’Uccelo Pio e Salinella Settebocche. Nel corso di Trenta anni, Venuto ha esportato tanto sale a Trieste e a Ragusa (l’odierna Dubrovinich), aggirando talvolta la “Legge sul contrabbando del sale” e consorziando gli altri gabelloti in un ristretto cartello.

Nel 1803 Salinagrande, Salinella Settebocche e  Uccello Pio (Saline Cattoliche), vengono date in gabella a Paolo Gianmarinaro per un periodo di 9 anni.

Nel 1812 si ripresenta un Venuto, Antonino Venuto presumibilmente figlio di Nunzio,  in qualità di membro dell’amministrazione del “Condominio Pallavicino di Palermo” , a seguito dell’abolizione delle concessioni feudali, prese in possesso le saline a fronte dei debiti contratti dalla casa reale. Curioso è che oltre le Saline Cattoliche, il Monte Pallavicino di Palermo per ripagare i suddetti debiti, prende possesso di altre enormi proprietà. Sicuramente quella che fra tutte fa più impressione è …….” L’INTERA ISOLA DI FAVIGNANA”

A causa di questo “terremoto politico”, Salinagrande rimase incolta dal 1812 fino al 1818, mentre le due saline “sorelle”, Salinella e Uccello Pio, vengono date in gabella ad un certo Nicolò Gianquinto per sei anni.

Nel 1818 avviene un tentativo di demanializzazione da parte del governo di Napoli. Tentativo che però non ebbe seguito.

Caso particolare è quello dell’avvocato Giovanni Maria Patroco, giudice di Calatafimi e di Agrigento. Egli si avventurò nel 1819 nella conduzione di Salinagrande, Salinella Settebocche e Uccelo Pio, in gabella dal Monte Pallavicino di Palermo. Proprio in quell’anno una alluvione portò alla perdita del sale prodotto e a diversi danni alle saline. Giovanni Maria non seppe prontamente rifondere il Condominio delle rate di affitto scadute, ne potè affrontare finanziariamente la pulitura delle saline. Lo soccorsero economicamente i fratelli Gaspare Maria e Michele, che entrati provvisoriamente in società, gli procurarono i minimi capitali per fronteggiare l’inevitabile fallimento.

Il Condominio Pallavicino di Palermo, nel giorno 8 marzo del 1876  mette il complesso delle Saline Cattoliche all’asta. Ad aggiudicarsela fu un gruppo di imprenditori Trapanesi: Giuseppe D’Alì, Agostino Burgarella, Paolo Adragna Burgarella e Girolamo Adragna. Dopo l’acquisto la salina viene divisa tra i soci. Curiosa l’assegnazione che prevedeva la divisione e l’identificazione in 4 lettere: A,B,C,D. «scritte le cartelline si avvolgeranno in forma cilindrica e si collocheranno in un vaso qualunque che verrà ben bene agitato. Per mezzo di un ragazzo se ne fara estrarre una……».Agostino Burgarella cede la sua parte a due dei tre soci, per partire verso le saline di Aden. A Girolamo Adragna và la parte nord delle Saline Cattoliche, parte che prende il nome di Badia o Salinella Settebocche, la parte più grande , Salinagrande, viene divisa letteralmente in due saline e vanno rispettivamente a Giuseppe D’Alì e Paolo Adragna Burgarella. Giuseppe D’Ali prende la proprietà di Salinagrande nord e, per compensare l’estensione, la piccola salinella chiamata «Uccello Pio» situata vicino al molo di carico del sale. A Paolo Adragna va il lato sud di Salinagrande.

A seguito dell’alluvione del 1965 gli eredi di Giuseppe D’Alì decidono di vendere la loro quota di salina. Ad acquistarla è un giovane e coraggioso imprenditore trentenne Trapanese, Vito Terranova, che gia si occupava dell’attivita tramandata dal padre Stefano e dal nonno Vito riguardante la lavorazione e la commercializzazione del sale marino Trapanese. Vito Terranova si impegna a ripulire la salina alluvionata che già dall’anno dopo ritorna a produrre nuovamente sale. Il 7 Gennaio 1992 muore prematuramente all’età di 56 anni, lasciando l’attivita ai figli . Questa prosegue ancora con il figlio Stefano ed è gia pronta una quinta generazione… se il «nuovo» Vito lo vorrà.

Nel 2000, Salinagrande è stata totalmente restaurata, grazie ad un gravoso impegno economico da parte della famiglia Terranova. Ci sono stati in seguito anche  momenti tristi:

nel  Novembre2006 e il 16 Settembre 2009 si sono infatti verificate due alluvioni che hanno seriamente messo a rischio l’attivita salinifera di Salinagrande.

Nel 2006 la famiglia Terranova ha messo nuovamente mano al portafoglio e senza alcun aiuto ha provveduto alla pulizia e sistemazione della salina.

Nel 2009 si è sfiorata la chiusura dell’attività con un alluvione che ha colpito l’intero compartimento della produzione di sale marino Trapanese. Infatti quest’ultima alluvione ha colpito non tanto con danni strutturali ma ha fortemente compromesso la produzione provocando una perdita del prodotto quasi totale. E’ l’unico caso che (sebbene con molto ritardo che ha provocato sacrifici enormi da parte di tutti i produttori di sale Trapanesi), è stato in parte risarcito dalle amministrazione Siciliana.

Un ‘altra alluvione è stata sfiorata nel Gennaio del 2013, quando a causa dei mancati interventi di manutenzione del Torrente Verderame, da parte delle autorità competenti, quest’ultimo solo per pochi centimetri non ha straripato in salina.

Salinagrande nasce su una foce di un vecchio torrente naturale, il Ceserame, ed e’ sempre impegnata in un enorme lotta tra  la natura che vorrebbe riprendersela e noi uomini che vorremmo salvarla…
Salinagrande
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Vito Terranova
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Nella foto: Salinagrande Agosto 1966, la prima raccolta del sale dopo l’alluvione del 1965 a seguito dell’acquisto e del ripristino da parte di Vito Terranova
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I Mulini di Salinagrande
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I mulino di salinagrande oggi
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i mulini di salinagrande nel 1938
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dettaglio mulino oggi
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Vincenzo Stabile, curatolo di Salinagrande negli anni 70, con suo figlio e suo nipote
avviso d'asta della Salinagrande
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tratto dalla gazzetta ufficiale del regno di Italia 30 Marzo 1876 (pag 14)
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